Interviste a Michelangelo Verso  Please click here for the English language


L'ultima e più recente intervista del 28/05/2004 per La Guida Operistica Belga
"The Belgian Opera Guide" scritta da Patrick C. Byrne lo potete leggere qui
Patrick Byrne è un ottimo critico d'arte ed è anche l'autore del libro
"The Colors of Callas"





Segue qui sotto l'intervista del 31/10/96 fatta per Sicilia Online 
e scritta da Stefania Morici


Michelangelo Verso, tenore

Un viaggio nel tempo, alla scoperta di un pezzo di storia della lirica



E' stato come sfogliare un album di foto d'epoca, o
come sorseggiare un liquore raro: un viaggio
all'indietro nel tempo, alla scoperta di un mondo che
non esiste più e che noi, della generazione post-bellica,
abbiamo conosciuto solo attraverso i racconti paterni,
le foto in bianco e nero o i vecchi spezzoni di film.
Michelangelo Verso, palermitano, classe 1920, dopo
aver girato tutto il mondo, dopo aver cantato con
Beniamino Gigli, Maria Caniglia, con Cesare
Bardelli, dopo essersi esibito con Josephine Baker,
Edith Piaf e tantissimi altri nomi di questo firmamento
nostalgico ed irripetibile, continua ancora ad incidere
dischi e a cantare in pubblico con lo stesso amore ed
entusiasmo degli inizi della sua carriera.

Michelangelo Verso in costume del conte di Mantova (Rigoletto)


Michelangelo Verso, quarant'anni passati in giro per il mondo cantando in Opere
Liriche, Concerti, trasmissioni televisive e radiofoniche.
Cosa ricorda del suo primo debutto al Teatro Massimo di Palermo, il 2 dicembre
1949, in concerto con il grande tenore Beniamino Gigli ?

Quella è stata l'esperienza più emozionante della mia vita. La mia prima vera esperienza
"importante". Mi ricordo che si presentarono moltissimi giovani che volevano cantare al
concerto di beneficenza organizzato da Gigli. In mezzo a tanti candidati, non pensavo di
essere scelto. Quando mi scelsero non riuscivo a crederci, mi tremavano le gambe, e la
paura mi faceva pensare di non potercela fare. Fortunatamente non è andata così, anzi
ho avuto l'onore di aprire il concerto con "Vieni", e poi di chiuderlo con "Che gelida
manina". Fu un grandissimo successo. Da lì è iniziata, praticamente, la mia carriera:
i miei primi contratti, i miei primi viaggi, i miei primi contatti con i discografici.

Quando ha scoperto la sua passione per la lirica ?
 

In costume del conte di Mantova (Rigoletto)     

Cantanti si nasce, non si diventa...
Mi ricordo che, da piccolo, già a sei anni, cantavo
come solista in una chiesa in via Candelai, dove la
mia famiglia aveva un albergo.
Il parroco mi aveva preso a cuore, perché avevo una voce naturale, sincera, naturalmente una voce bianca, da bambino.
La lirica... la lirica è nata praticamente con me.
Sì, ho studiato canto, ho vinto numerose borse di
studio, una molto importante all'Accademia
Internazionale Chigiana di Siena
, dove mi sono
perfezionato.
Ma la lirica è sempre stata nel mio
sangue, è sempre stata nel mio cuore.

Eppure, ha proseguito la sua carriera allontanandosi dalla lirica e
dedicandosi sempre di più alla canzone.

Si, è vero. La mia passione era la lirica. Ma allora viaggiavo con una famiglia, avevo una
moglie ed era appena nato mio figlio e. per sopravvivere, per poter tirare avanti tutta la
famiglia, sono stato costretto a dedicarmi anche alla canzone. In una stagione lirica potevo
fare in tutto, non so, dieci recite, e non potevo permettermi di stare ad aspettare un altro
anno. Devo dire comunque che la canzone mi ha regalato moltissime soddisfazioni.

Infatti, lei è diventato famoso per essere stato il primo interprete della famosissima
canzone folkloristica Siciliana "vitti 'na crozza".
 
Sì, sono stato il primo a inciderla in un disco della
Cetra, nel lontano 1951. Mi chiamò, per farne un
disco, proprio Franco Li Causi, l'agrigentino che
ne aveva scritto musica e testo. Sinceramente, non
pensavo che avrebbe avuto un tale successo,
addirittura internazionale.
La canzone fu incluso persino nel film "Il cammino
della speranza", di Pietro Germi. Devo dire che, purtroppo, non ho saputo sfruttare il successo di questa canzone.
Pensavo alla lirica, e allora credevo che le due
cose dovessero restare separate. La lirica si fa
seriamente, pensavo. Attenzione, non voglio dire
che non amavo le canzoni della mia terra, al
contrario. Ma, come dicevo prima, la lirica era la
mia vera passione. Così andai in America.

M. Verso con uno dei suoi dischi Lp Columbia


Ha dei rimpianti ? Cosa non rifarebbe ?

Probabilmente rifarei tutto quello che ho fatto. Le soddisfazioni sono state talmente tante.....
Forse l'errore più grave è stato quello di aver dato fiducia a dei managers italo-americani che,
approfittando del fatto che non parlavo inglese, non facevano altro che sfruttarmi, prendendo
fino al cinquanta per cento dei miei compensi. Mi ricordo che, in America, arrivavo a fare
fino a cinque spettacoli al giorno. Facevo la mattina, poi la radio, facevo la televisione, il
teatro e, infine, anche il night. Cinque spettacoli : neanche il tempo di mangiare.
Credevo che l'America fosse diversa. E invece sono stato ingannato e venduto dai miei
managers. Se i miei managers fossero stati più onesti avremmo potuto guadagnare entrambi,
e forse io avrei avuto maggiore fortuna nella lirica. Mi ricordo che Beniamino Gigli mi aveva
avvertito, e mi aveva consigliato, di farmi prima un nome in Italia, e poi di andare in America.
Ma io non seguii il consiglio. Come avrei potuto ? Nel 1953 ottenni una scrittura da diecimila
dollari, come potevo rifiutarla ?
 

Michelangelo Verso

Se dovesse scegliere, tra i suoi ricordi, quelle
esperienze particolari che le hanno dato più
soddisfazioni, quali sceglierebbe ?

Mah, da buon siciliano, attaccato alla mia terra,
sono stato contento di essere stato il primo a
registrare "Vitti 'na crozza". Quando la incisi
non la conosceva nessuno, ora è la canzone siciliana
più famosa del mondo, l'equivalente di "O sole mio"
per i napoletani. Poi, naturalmente, sceglierei il debutto
al Teatro Massimo di Palermo, con Beniamino
Gigli
; il viaggio inaugurale dell' Andrea Doria, nel
1953, dove cantai, ed infine il debutto all'Opera di
Pittsburgh
, nel "Barbiere di Siviglia".
Queste sono, sicuramente, le gioie più grandi.

Ha cantato con grandi nomi, come Gigli, il soprano Maria Caniglia, il baritono
Cesare Bardelli, Mario Del Monaco, ha conosciuto Maria Callas, Amedeo
Nazzari
, Di Stefano, Mina e tanti altri ancora.
In tutti questi anni, nei suoi ricordi, a chi è rimasto particolarmente legato ?

Al tenore Di Stefano, senza dubbio. Anzi, mi sembra proprio che la storia dei grandi tenori
della mia età si chiuda con lui, Di Stefano. Lui era un vero poeta, che ha cantato col cuore.
Ci sentiamo spesso, ancora oggi, per telefono. Dopo Caruso, è stato, per me una rivelazione.

Qual'è stato, secondo lei, il più grande cantante lirico ?

Non solo per me, ma per la storia, il grande Caruso, che io ho potuto conoscere solo
attraverso i dischi. Basta ascoltare solo una romanza cantata da Caruso, come "La donna
è mobile", per rendersi conto che è riuscito a sostenere delle cadenze che nessun altro è
stato più capace di ripetere.

Oggi chi è, per lei, il nuovo Caruso ?

Oggi nuovi Caruso non ce ne sono.
Sì, ci sono moltissimi artisti preparati, ma, forse,
il loro modo di cantare è, direi, troppo tecnico,
quasi da robot. Una volta, non so, Del Monaco,
Gigli, Di Stefano, davano il cento per cento,
davano veramente se stessi. Lo stesso Caruso,
questa è storia, quando finiva di cantare i
"Pagliacci" aveva due segretarie che lo
dovevano accompagnare in camerino, sfinito,
perché non aveva più forza, aveva dato tutto.
E il pubblico lo capiva, vedeva che l'artista
dava tutto, nel temperamento, nel modo di
cantare, si immedesimava nelle frasi, recitava,
interpretava quello che cantava.

Michelangelo Verso nel roulo di Edgardo - Lucia di Lammermoor

Cosa dovrebbe essere, per lei, la lirica ?

Per me la lirica dovrebbe essere espressione della parola cantata, come diceva anche Di
Stefano, attraverso una varietà di colori. Oggi, purtroppo, la lirica non è più colorata, manca
di smalto, di velluto. Diceva Gigli : "Prima di cantare bisogna recitare, interpretare
sempre quello che si canta." Trasmettere entusiasmo, o sofferenza, attraverso
l'interpretazione del significato della frase, è sicuramente la cosa più difficile, ma è certamente
la più importante. Oggi, invece, abbiamo voci angeliche, come quelle di Carreras, Domingo,
o del nostro Pavarotti, che è sicuramente uno dei più grandi tenori del mondo, con una
resistenza straordinaria, come pochi. Ma lo stesso Pavarotti, come pure Di Stefano e tutti
gl'altri, hanno asserito che Caruso e Gigli hanno cantato dando veramente se stessi.
 

M. Verso

Cosa le manca oggi ?

La giovinezza. Ormai non posso più tornare indietro.

Cosa si aspetta dai prossimi anni ?

Poter continuare a cantare ancora.
Ho ancora una buona voce, e, se fosse possibile,
vorrei dare ancora qualche qualche concerto.

Stefania Morici


Se gradite leggere alcune memorie e anèddoti molto interessanti su Gigli,
racontati da Michelangelo Verso stesso, Vi prego di cliccare
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Autore e webmaster: Michelangelo Verso Jr.
ultimo aggiornamento del 06/08/2015



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